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Dazi, spesa, debito, rating: Trump al giro di boa

Data pubblicazione: 29 maggio 2025

Autore:

Wealthype.ai per Fineco Bank
Rappresentazione visiva dell'articolo: Dazi, spesa, debito, rating: Trump al giro di boa
  1. Il presidente USA Trump ha tenuto i mercati con il fiato sospeso nei primi mesi di mandato
  2. Con l’avvicinarsi del traguardo di metà anno, qualcosa potrebbe cambiare
  3. Per chi investe, si aprono interessanti opportunità di diversificazione


L’EFFETTO TRUMP SUI MERCATI FINANZIARI

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Fonte: Elaborazione Wealthype su dati Investing.com; Msci.com


Gli annunci e le retromarce sui dazi, lo storico downgrade di Moody’s, i ripetuti attacchi al presidente della Fed e un’ambiziosa legge di spesa che rischia di far lievitare ulteriormente un debito già fuori misura. A quattro mesi dall’insediamento, il presidente statunitense Donald J. Trump continua a tenere il mondo e i mercati finanziari con il fiato sospeso. E se l’azionario guarda molto pragmaticamente alle implicazioni più premianti delle scelte dell’amministrazione USA, tanto che l’S&P 500 ha ormai recuperato tutte le perdite registrate a seguito del “Liberation Day” del 2 aprile (giorno dell’annuncio dei famosi “dazi reciproci”), lo stesso non si può dire dell’obbligazionario: i rendimenti del Treasury continuano a mantenersi su livelli elevati, specialmente dopo la notizia del downgrade di Moody’s.


Ora che i primi 100 giorni della presidenza Trump – di cui molto si è parlato – sono alle spalle e per l’amministrazione in carica si avvicina il giro di boa di metà anno, è interessante chiedersi: cosa aspettarsi nel prossimo futuro e come potrebbero reagire i mercati? Cerchiamo di fare chiarezza, analizzando un tema per volta.


Il presidente Trump cambia tono sui dazi: è iniziata la fase delle trattative?


Nel momento in cui scriviamo, gran parte dei dazi annunciati lo scorso 2 aprile sono temporaneamente congelati, in attesa di eventuali nuovi accordi con i singoli Paesi, al netto di una tariffa base del 10% che resta in vigore e che sale al 25% su auto e componentistica e su acciaio e alluminio.


La scadenza della sospensione di 90 giorni è fissata per il 9 luglio, ma il presidente statunitense ha fatto sapere che, già nelle prossime settimane, la sua amministrazione invierà delle lettere sulle nuove condizioni dei dazi. “Abbiamo 150 Paesi che vogliono raggiungere un accordo, non possiamo incontrare tutti”. I dazi, ha assicurato il presidente, saranno molto equi, ma a dettare le condizioni saranno ancora una volta gli USA: “diremo alle persone quanto devono pagare per fare affari negli Stati Uniti", ha aggiunto.


Intanto, un primo accordo commerciale è stato siglato con il Regno Unito: anche se i dettagli non sono ancora stati comunicati, le due parti hanno fatto sapere che si tratta di un accordo ampio che prevede un alleggerimento delle barriere commerciali sui prodotti agricoli, automobilistici, di alluminio e di acciaio.


Ma il colpo di scena più eclatante ha riguardato la Cina, grande esclusa dalla sospensione dei dazi annunciata il 9 aprile e, anzi, protagonista di un’escalation della tensione che aveva portato i dazi reciproci su livelli quasi surreali. Ora, in base alle condizioni concordate, gli Stati Uniti abbasseranno i dazi sulle merci cinesi dal 145% al 30%. E la Cina, che aveva risposto con misure speculari, li abbasserà dal 125% al 10%. Anche in questo caso la (quasi) sospensione durerà 90 giorni, quindi fino alla metà di agosto, periodo durante il quale i due Paesi continueranno a negoziare.


Bisognerà vedere come si evolverà la situazione nei prossimi mesi


Molto probabilmente, il livello finale dei dazi sarà decisamente più basso rispetto a quanto minacciato dal presidente Trump lo scorso 2 aprile. Ma comunque i dazi non saranno eliminati del tutto. Il che avrà una serie di ripercussioni a livello economico. Per quanto riguarda le tariffe sulle merci cinesi, per esempio, la mediana degli analisti intervistati da Bloomberg si attende un livello finale del 20% sul lungo periodo (1). Intanto, gli Stati Uniti devono vedersela con i “vigilantes” dei conti pubblici.


Moody’s toglie la tripla A: fine dell’eccezionalità degli States?


Ebbene sì: l’agenzia di rating Moody’s ha deciso di abbassare la sua valutazione sulla solidità del debito sovrano statunitense da “Aaa” a “Aa1”: è l’ultima tra le grandi agenzie ad aver tolto la tripla A agli Stati Uniti, dopo S&P (nel 2011) e Fitch (nel 2023). A dispetto del tempismo, Moody’s ha spiegato che il declassamento non è da attribuire esclusivamente al governo in carica: è il frutto di un decennio di progressivo deterioramento delle metriche fiscali USA, con deficit annuali sempre più elevati e un costo degli interessi in aumento.


Attualmente, il debito pubblico degli Stati Uniti supera i 36mila miliardi di dollari (2) ed è pari a circa il 120% del Prodotto Interno Lordo (in Italia, il rapporto è al 135%).


L’AUMENTO DEL DEBITO USA NEGLI ANNI (DATI IN MLD DI $)

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Fonte: Investing.com


In questo contesto si inserisce il programma dell’amministrazione Trump di estendere i tagli fiscali approvati nel 2017, tagli che andrebbero compensati in parte riducendo i fondi per la sanità, l’assistenza sociale e gli investimenti “green”, e in parte emettendo ulteriore debito pubblico.


Tutto questo ha risvegliato l’attenzione dei cosiddetti “Bond Vigilantes”, gli operatori del mercato che bacchettano gli emittenti (statali, ma non solo) quando viene meno il rigore sul bilancio e la spesa, e lo fanno indirettamente, ossia richiedendo rendimenti più elevati per investire nei titoli di debito. I rendimenti sul Treasury sono infatti nuovamente saliti dopo la decisione di Moody’s, sia sulla scadenza decennale sia su quella trentennale.


BOND VIGILANTES IN AZIONE:

IL DOWNGRADE DI MOODY’S FA RIPARTIRE IL RENDIMENTO DEL TREASURY

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Fonte: Investing.com


Cosa significa per chi investe?


L’aumento dei rendimenti obbligazionari è una normale reazione dei mercati che, in un contesto di elevata incertezza macroeconomica, chiedono un premio maggiore per detenere titoli di Stato Usa. Ma l’economia statunitense resta solida e per ora lo status del Treasury non sembra in discussione (anche perché l’amministrazione Trump è ben consapevole della necessità di contenere i rendimenti entro un certo limite).


Inoltre, sul fronte azionario il mercato sembra aver ripreso slancio, anche se non è da escludere qualche ulteriore episodio di volatilità: i rischi, infatti, non sono del tutto eliminati, visto che, nel momento in cui scriviamo, i dazi sono stati sospesi, ma non cancellati.


I PROSSIMI APPUNTAMENTI DA MONITORARE

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Fonte: Elaborazione Wealthype


Nello scenario appena descritto, si aprono interessanti opportunità di diversificazione anche al di fuori degli Stati Uniti, per esempio in Europa o nei Mercati Emergenti.


Ricordando che, naturalmente, la situazione potrebbe cambiare ancora, motivo per cui è importante restare aggiornati e continuare a monitorare gli eventi (nella tabella precedente, i più significativi).


(1) https://www.bloomberg.com/news/articles/2025-05-16/trump-s-china-tariffs-seen-staying-at-30-through-late-2025

(2) https://fiscaldata.treasury.gov/americas-finance-guide/national-debt/

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